Il restauro di Palazzo Guiccioli, edificio complesso e articolato, cresciuto nel tempo per distinte fasi di realizzazione, ha richiesto un importante e delicato intervento conservativo nel riportare all’antico splendore una dimora nobiliare destinata a nuove funzioni di palazzo-museo, luogo di memorie della storia ottocentesca di Ravenna, dove oggetti, documenti e storie di personaggi che lo hanno abitato e vissuto narrano di sentimenti romantici, ideali libertari e valori culturali in grado di trasmettere conoscenze, suggestioni e identità. Grazie a un’attenta lettura delle fonti, materiali e documentarie, ora possiamo leggere i fasti di un casato in ascesa che a più riprese ha consolidato il proprio rango sociale con nuove fabbriche attestate dal rincorrersi di stanze completamente decorate che ben documentano l’evoluzione del gusto e dello stile. E se le grottesche, con il lussureggiante proliferare dell’ibridazione di elementi vegetali, animali e fantastici, raccontano l’influenza del gusto romano mutuato dalle scoperte della Domus Aurea, così le scene di capriccio con ambientazione esotica segnalano l’avanzare del Barocchetto, mentre la scansione dei soffitti al piano nobile attesta la magnificenza di imprese neoclassiche che assicurano coerenza decorativa sino a date inoltrate. Del tutto inedito è lo studiolo di Byron, fatto decorare dallo stesso Poeta, con la rappresentazione alla tizianesca dei riquadri che ospitano Danae e Venere, per i quali si è scelto di documentarne il rinvenimento lasciando a vista le tracce dello sfondato.
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Il Palazzo, ora testimone muto del suo tempo, deve essere messo in grado di parlare del tempo di cui è stato testimone.